L'origine del nome
Il nome di
Mortara viene per la prima volta alla ribalta in modo chiaro nell'VIII
secolo; secondo alcuni storici, ma il parere non è condiviso da tutti, il
nome deriverebbe da "Mortis Ara" (altare dei morti), che fu
dato alla città dopo la sanguinosa battaglia tra i franchi di Carlo Magno ed
i longobardi di Desiderio.
Cenni storici
Per quanto
non si conosca con sicurezza assoluta l'origine dell'abitato di Mortara, ne'
l'epoca esatta della sua fondazione, diversi ritrovamenti archeologici ne
fanno legittimare l'attribuzione al IV secolo dopo Cristo.
Abbattuta
nel 1748 la "Porta di Giove", ultima testimonianza
dell'insediamento romano, la storia della città resta legata alla leggenda
secondo cui l'attuale centro abitato sarebbe stato fondato dagli abitanti
dell'idilliaca Pulchra Silva, dopo la sanguinosa sconfitta inflitta da
Carlo Magno al longobardo Desiderio, il 12 ottobre 773. La battaglia viene
combattuta appena fuori della città, dove ora sorge l'Abbazia di Sant'Albino (V secolo). Come ricorda
l'Ariosto, nel Canto II dell'Orlando Furioso: "Quivi cader dei
Longobardi tanti, e tanta fu quivi la strage loro, che il loco della pugna di
abitanti, Mortara poi da sempre nominoro".
La storia
di Mortara è anche legata alla diffusione del Cristianesimo. Le strade che
qui confluiscono in modo particolare nel periodo medievale facilitano la
diffusione della religione, ed in città sostano schiere di pellegrini
provenienti anche d'oltralpe, in cammino lungo la famosa Via Francigena. A partire dal secolo XI, il nome
di Mortara è conosciuto in Italia settentrionale grazie all'importanza
raggiunta dall'ordine monastico dei Mortariensi.
In seguito
la città è legata alle vicende storiche dei Visconti e, tra il 1374 e il
1402, in forza di un decreto di Gian Galeazzo Visconti, viene chiamata
Beldiporto. Luogo di caccia e di svago, di campagne lussureggianti, di
distese boschive e granarie, essa è un po' succursale di Pavia e Vigevano.
Sopporta anche assedi ed angherie di feudatari: nel primi anni del 1400
patteggia con Facino Cane; poi si schiera con Francesco Sforza e con
Francesco d'Este; nel 1527 viene barbaramente saccheggiata da Francesco
Borbone-Vendome, dopo essere stata infeudata, tra il 1467 ed il 1489, a
Ludovico il Moro. Nel 1658 subisce l'assedio, a cui resiste per 22 giorni,
dell'esercito franco-piemontese di Francesco d'Este, e nel 1706 viene annessa
allo Stato Sabaudo, divenendo capoluogo della provincia di Lomellina.
E' da
ricordare che, dal pergamo della basilica laurenziana, predicano San
Bernardino da Siena, San Carlo Borromeo (nel 1578) ed il cardinale Ludovisi,
divenuto in seguito Papa Gregorio XI.
Mortara,
ed in particolare il cascinale di Sant'Albino, è teatro di un furioso
combattimento tra austriaci e piemontesi il 21 marzo 1849: la sconfitta dei
piemontesi prelude a quella, definitiva, di Novara. Lo scontro viene
ricordato da un obelisco eretto nel 1852 (la piramide) in località Sabbioni
di Mortara, lungo la provinciale per Pavia.
Le attività economiche
Mortara è
oggi un moderno centro, fiorente di attività agricole, industriali e
commerciali, nonchè un importante nodo stradale e ferroviario, ma la sua fama
rimane legata ad un prodotto gastronomico genuino e prelibato, famoso fin
dall'epoca sforzesca. Parliamo del salame d'oca e delle specialità culinarie
legate a questo bipede, come i prosciutti ed i prelibati patè di fegato, che
i salumai cittadini, riuniti nel Consorzio Produttori, preparano ancora con
la cura e la genuinità di un tempo.
I monumenti e le opere d'arte
Mortara è priva di castelli, ma
ricca di chiese e basiliche. La più importante è senza dubbio la grandiosa Basilica
di San Lorenzo (a lato), gioiello architettonico della città, grandiosa
costruzione gotica eretta tra il 1375 ed il 1380, ricca di importanti opere
d'arte: vi si annoverano tavole di Bernardino Lanino (Madonna del Rosario,
datata 1516), cinque tele di Giulio Cesare Procaccini, la grande tavola
d'altare del Cerano e altri preziosi lavori risalenti ad un periodo compreso
tra il XV ed il XVII secolo. Singolare è il presepe ligneo, popolato da 80
personaggi in bassorilievo, dell'inizio del XV secolo.
Pregevole
anche la chiesa di Santa Croce, costruita una prima volta nel 1080
fuori dalle mura e poi riedificata interamente nel 1596 su progetto di
Pellegrino Tibaldi; anche qui sono conservate pregevoli opere pittoriche di
Bernardino Lanino, del Moncalvo, di Bernardino Ferrari e di Palma il Giovane.
Da
segnalare inoltre la chiesa di San Carlo e Santa Veneranda, innalzata
per voto fatto a San Carlo durante la terribile pestilenza del 1630; viene
eretta con le sole offerte del popolo, a partire dal giorno 8 settembre 1633,
ma le incessanti guerre, che si succedono in Lomellina, tra le quali
l'assedio di Mortara, ritardano i lavori che si protraggono fino al 1653.
Circa dieci anni dopo, il 19 novembre 1664, vi viene portato il corpo di
Santa Veneranda Martire; nel 1725 vi viene innalzato l'altare ed il tronetto
marmoreo per riporvi la Santa. La chiesa è detta comunemente di Santa
Veneranda.
Mortara
rimane stato capoluogo della provincia di Lomellina fino all'unità nazionale;
in questo periodo si arricchisce di pregevoli edifici, fra i quali il Teatro
(1846) ed il Palazzo Municipale (1857). Degni di nota anche la Borsa
Contrattazione Merci (ex macello), interessante esempio di archeologia
industriale, il Museo Civico ed alcuni esempio del
"razionalismo italiano", come le Scuole Comunali, l'Asilo Nido e il
Centro di Ristoro per Mondariso.
Nel 1919 i
padri Minori Francescani ritornano a Mortara ed aprono un nuovo convento,
maturando l'idea di innalzare un Santuario Antoniano. La Chiesa,
progettata dagli ingegneri Corsico, Ciocca e Cellerio, in stile lombardo
moderno, è a tre navate con cappelle laterali e ampio presbiterio. Viene
aperta al culto nel 1927. Vicino alla porta, nel 1929 viene stata eretta una
riproduzione della grotta di Lourdes con un altare all'Immacolata.
Nei dintorni
Da
segnalare, in primo luogo l'Abbazia di Sant'Albino, risalente al V secolo,
ricostruita sul luogo dove, il 12 ottobre 773, si combatte la sanguinosa
battaglia con cui i franchi di Carlo Magno sconfiggono i longobardi di
Desiderio.
Pochi chilometri fuori dal centro
abitato, nel borgo omonimo, sorge la chiesa di Santa Maria del Campo
(foto a lato); già esistente nel XII secolo col nome di Santa Maria della
Pertica, viene rifatta nel 1440 nelle forme attuali gotico-lombarde;
l'interno, molto semplice, ma di suggestiva eleganza, ospita interessanti
affreschi, tele e stucchi di artisti locali del XVI e XVII secolo, fra cui
spicca la mano del Cerano (Pietà e Angeli musicanti); la Madonna del latte di
Tommasino da Mortara funge da pala all'altare maggiore ed è oggetto di grande
devozione, in seguito ad alcuni miracoli che le sono stati attribuiti. In
questa piccola frazione di Mortara la denominazione di "Via
Maestra" che assume una strada potrebbe essere un segnale di un antico
percorso, probabilmente già delineato nel medioevo.
Gli eventi e le manifestazioni
Legata
alla rarissima specialità culinaria mortarese è una delle più amate feste
folcloristiche della zona: la Sagra del Salame d'Oca, che si svolge
l'ultima domenica di settembre. Ludovico il Moro, Beatrice d'Este, la corte
ducale, le corporazioni delle arti e dei mestieri e gli sbandieratori fanno
rivivere per un giorno, in una suggestiva e coinvogente sfilata, le magiche
atmosfere medievali. Abbinato alla manifestazione si svolge il "Palio
dell'Oca", una sfida avvincente tra le sei contrade cittadine; il comune
gioco dell'oca trova qui una rappresentazione con pedine umane che si
spostano lungo le cinquanta caselle e con gli arcieri associati alle contrade
che, con la loro abilità, determinano il numero di spostamenti lungo il
percorso. La bravura degli Sbandieratori di Mortara, conosciuti in tutta
Italia ed all'estero, ha fatto inserire la città nell'elenco nazionale delle
città sede di Palii Storici.
Altre
manifestazioni importanti sono la Festa di Santa Croce, nel mese di
maggio, e la Festa di San Pio X, nel mese di settembre.
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